Gli acquisti da soggetti UE non stabiliti in Italia richiedono l’applicazione dell’IVA a cura del cessionario ivi residente, anche se il cedente è identificato ai fini IVA in Italia.
Nell’ambito aziendale capita sempre più spesso che l’impresa scelga di avvalersi del canale di approvvigionamento online perché
più economico e con rapidi tempi di consegna.
Altrettanto abitualmente l’ufficio amministrativo riceve una fattura emessa da un soggetto estero (comunitario o extra-comunitario) che riporta una partita IVA italiana.
In tal caso, chi deve registrare la fattura di acquisto dovrà porre attenzione alla descritta operazione, verificando la partita IVA in questione.
L’operazione, infatti, può configurare almeno due fattispecie distinte.
Soggetto estero stabilito in Italia
A volte la partita IVA italiana riportata tra i dati anagrafici del cedente estero corrisponde ad una stabile organizzazione italiana di tale soggetto: vale a dire che il fornitore estero ha aperto una società operativa in Italia, dalla quale è tenuto ad emettere regolari fatture con IVA.
In altri termini tale posizione equivale ad un soggetto stabilito in Italia tenuto ad emettere fatture elettroniche dalla propria partita IVA italiana, avvalendosi del Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle entrate.
Per il cessionario italiano l’operazione non desta particolari problemi: quest’ultimo riceve una fattura elettronica con IVA, da registrare regolarmente sul registro IVA acquisti.
È appena il caso di precisare che l’operazione non dovrà essere riepilogata nell’esterometro, trattandosi di una compravendita tra soggetti stabiliti in Italia soggetta a fatturazione elettronica.
Un esempio su tutti? Gli acquisti su Amazon, quando la fattura viene emessa dalla succursale italiana del colosso dell’e-commerce, con ragione sociale AMAZON EU SARL.
Soggetto estero non stabilito ma identificato in Italia A differenza del caso precedente, quando il fornitore estero non è stabilito in Italia ma semplicemente identificato in Italia, le cose si complicano leggermente.
Il soggetto estero identificato in Italia è titolare di una posizione IVA “leggera”, ossia non ha una sede operativa nel nostro paese; gli operatori esteri che hanno elevati volumi di vendita nei confronti di persone fisiche italiane che acquistano in qualità di privati consumatori (ossia senza P. IVA), aprono tale posizione IVA (per obbligo o per opzione) per applicare l’imposta italiana sull’operazione. Quando l’acquirente è un’impresa italiana (es. Gamma srl) il cedente estero non residente e non stabilito, anche se identificato in Italia, deve fatturare al proprio acquirente utilizzando la propria posizione IVA estera, senza applicare l’imposta: sarà il cessionario italiano ad applicare l’IVA in Italia tramite reverse charge (applicando l’IVA nel registro delle vendite e in quello degli acquisti). Come distinguere la stabile organizzazione italiana dall’identificazione diretta
Un utile strumento per controllare la partita IVA italiana esposta su una fattura emessa da una società con sede in un Paese membro UE è il Vies (VAT information exchange system).
Il sistema Vies fornisce, tra gli altri, l’informazione che trattasi di soggetto “identificato ma non residente in Italia”.
Tale fornitore quando cede dei beni ad un soggetto passivo italiano (anch’esso regolarmente iscritto al Vies) è tenuto ad emettere una fattura senza IVA; sarà il cessionario italiano ad applicare l’imposta tramite inversione contabile.
L’operazione sarà esclusa dall’obbligo di fatturazione elettronica e, conseguentemente, sarà da includere nell’esterometro.