Il PDP (Piano didattico personalizzato) Vers. 1.0 del 20-10-2014
Inparerai: Cos’è il PDP e in cosa si differenzia dal precedente modello PEP (Piano Educativo
Personalizzato).
È uno strumento didattico (individua gli strumenti di cui l’alunno necessita), ma anche educativo (tali strumenti permettono di bypassare la disabilità, e quindi far emergere il vero alunno).
Si parla di come raggiungere degli obiettivi, che sono gli stessi della classe (mai al di sotto degli obiettivi minimi, altrimenti sarebbe un PEI piano individualizzato, non personalizzato). In altre parole, il PDP permette di individuare i mezzi su misura che permettono all’alunno di conseguire i medesimi obiettivi del compagni.
È uno strumento didattico che va condiviso dal Cdc, e che parte proprio dall’osservazione effettuata dai membri del Cdc: il PDP si differenzia infatti dal PEP perché vi è un’ampia parte iniziale dedicata all’osservazione dell’alunno e del suo funzionamento. Per tale motivo non va redatto all’inizio dell’anno, ma solo dopo un congruo periodo di osservazione.
Quando si redige?
Se l’alunno giunge nella classe prima con una diagnosi, ci si prende il tempo necessario all’osservazione e poi si redige il PDP.
Se la diagnosi giunge durante il triennio, si redige il PDP in qualsiasi momento dell’anno, in teoria anche alla vigilia degli scrutini!
Nel caso di alunni di classi successive alla prima e già diagnosticati dagli anni precedenti, il PDP può essere redatto già durante il primo consiglio del nuovo anno scolastico, o semplicemente aggiornato se si ritiene il precedente ancora adatto come punto di partenza.
Come si redige?
Si prevedono 20 minuti da dedicare al caso nel corso del primo consiglio di classe utile dopo la ricezione della diagnosi. È importante che tutti gli insegnanti siano presenti. Ciascuno prende visione della diagnosi in possesso della scuola, che non va fotocopiata per ragioni di privacy. Intercorso un tempo sufficiente all’osservazione dell’alunno, nel successivo consiglio o nel corso di un consiglio straordinario, il Cdc redige collegialmente il PDP. Ne vengono prodotte 3 copie: 1 per il fascicolo personale dell’alunno, 1 per la famiglia, 1 per il registro dei verbali, a disposizione dei docenti per la consultazione. Ciò vale anche nel caso di aggiornamento. Per le classi terze il PDP va incluso nel fascicolo da consegnare al presidente di commissione a cura del coordinatore. Nel corso dei Cdc successivi è importante monitorare il percorso educativo dell’alunno. Se vi è una buona collaborazione con la famiglia, essa può essere invitata a redigere il PDP con i membri del consiglio di classe. Se utile e necessario, possono essere presenti il clinico che ha redatto la diagnosi
e il referente dislessia d’istituto. Si raccomanda di utilizzare il modulo in formato digitale piuttosto che il cartaceo. Il documento risulterà
così più chiaro e più funzionale nel caso di successivi aggiornamenti da effettuare nel prosieguo del percorso scolastico.
Cosa comprende?
1. dati relativi all’alunno anagrafici ed anamnestici (raccolti dai genitori o dal ragazzo) relativi al percorso scolastico e contenuti nella diagnosi;
2. descrizione del funzionamento delle abilità strumentali si descrive il funzionamento sia sulla base della diagnosi pervenuta (o di un eventuale colloquio con lo specialista) che della nostra osservazione; ovviamente le due colonne evidenzieranno, nel linguaggio e nella prospettiva, i diversi punti di vista di diverse figure professionali (clinico ed educatore).
3. caratteristiche comportamentali sempre sulla base di un’attenta osservazione da parte di tutti i docenti, si descrive il profilo comportamentale dell’alunno nei vari contesti. individua gli strumenti di cui l’alunno necessita tali strumenti permettono di superare la disabilità, e quindi far emergere il vero alunno.
4. caratteristiche del processo di apprendimento sulla base della diagnosi e soprattutto dell’osservazione, si descrive come apprende l’alunno, ossia se e con quale grado di autonomia memorizza, elabora ed è in grado di utilizzare ciò che studia.
5.e 6. strategie, strumenti e ausili utilizzati dall’alunno nello studio a integrazione del punto 4, si chiede qui di osservare le modalità tecniche e concrete con le quali l’alunno studia, ossia come si aiuta nella memorizzazione e nell’elaborazione di ciò che studia.
7. eventuali modifiche degli obiettivi disciplinari previsti dalla programmazione della classe è questo l’unico punto in cui si possono prevedere delle differenziazioni rispetto agli obiettivi della classe. Vi sono infatti obiettivi che il tipo di disturbo rende estremamente difficile o perfino impossibile conseguire. Pertanto, pur non raggiungendo l’obiettivo disciplinare nella sua completezza, l’alunno avrà la possibilità di conseguire una competenza meno specifica ma comunque completa (per esempio, “saper comunicare” piuttosto che “scrivere correttamente”).
8. strategie metodologiche e didattiche attivate dal consiglio di classe in questo caso non vengono presentate delle opzioni tra cui scegliere, ma un elenco di buone pratiche che il consiglio di classe garantisce. Molte di esse, tra l’altro, sono quotidianamente adottate dai docenti anche in assenza di alunni DSA, ma risultano indispensabili per tale tipologia di alunni.
9. obiettivi didattici trasversali e metacognitivi
le strategie elencate nel precedente punto mirano al conseguimento di obiettivi didattici trasversali alle discipline, e di obiettivi metacognitivi che, se sono importanti per ogni alunno, lo sono ancor più per gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento.
10. e 11. misure dispensative e strumenti e interventi compensativi questi punti sono il cuore del PDP in quanto entrano nel merito del come portare gli alunni con DSA a raggiungere gli obiettivi didattici ed educativi della classe. È fondamentale qui chiarire la differenza tra compensativo e dispensativo. Dispensare da qualcosa rappresenta l’ultima spiaggia dopo che sono stati sperimentati ogni strategia e strumento compensativo possibile. Tuttavia ciò è molto spesso necessario in quanto non sempre strategie e ausili permettono all’alunno di bypassare le difficoltà, e questo in particolare nella scuola secondaria. Le misure dispensative rappresentano una presa d'atto della situazione e hanno lo scopo di evitare che il disturbo possa portare all’insuccesso scolastico e alla compromissione dell’immagine di sé dell’alunno. Pertanto la scelta di dispensare va fatta dal Cdc in modo consapevole e ponderato, ma anche sereno, condividendo tale atteggiamento con la famiglia. Compensare significa invece ottenere gli stessi risultati con metodi e mezzi diversi. La compensazione è cioè un'azione che mira a ridurre gli effetti negativi del disturbo, facendo leva su altre abilità personali, portando così l’alunno a raggiungere prestazioni funzionalmente adeguate (banalmente, gli occhiali sono uno strumento compensativo indispensabile per un miope). Gli strumenti compensativi possono essere tecnologie, strategie o modalità didattiche. Ad esempio, un programma di scrittura con correttore ortografico e sintesi vocale compensa le difficoltà di scrittura; un programma di lettura con sintesi vocale compensa le difficoltà di lettura; la calcolatrice o la tavola pitagorica compensano le difficoltà di calcolo; una mappa concettuale compensa le difficoltà di recupero delle informazioni o di memorizzazione del linguaggio specifico.
12. criteri e modalità di verifica e di valutazione
verifica e valutazione devono essere in sintonia con le misure dispensative e gli strumenti compensativi scelti e utilizzati durante il percorso dell’alunno. Pertanto, per esempio, se si è previsto come misura compensativa l’uso del programma di videoscrittura, esso dovrà essere utilizzato anche in fase di verifica. Vale la pena sottolineare che eventuali modalità di valutazione diverse rispetto alla classe scelte per l’alunno con DSA non lo devono in alcun modo penalizzare in termini di voto, poiché con il PDP scuola e famiglia si accordano sul come valutare l’alunno in termini di modalità; sta all’insegnante rendere tali modalità non più facili, ma semplicemente diverse e personalizzate rispetto alle specificità dell’alunno.
Considerazioni conclusive.
Questo modello di PDP è stato redatto a partire da quello proposto per la scuola secondaria dall’Associazione Italiana Dislessia, ma con numerose modifiche e personalizzazioni. Tali modifiche, molte delle quali anche sostanziali, sono state apportate da un gruppo di lavoro formato da docenti. Si tratta comunque di un modello non rigido, ma perfettibile e suscettibile di modifiche, sia al momento
della compilazione da parte del consiglio di classe (e a tal fine viene fornito anche in formato digitale), sia nel tempo da parte dell’Istituto.