La risposta della Cassazione per le ritenute non versate
La solidarietà tra sostituto d’imposta e sostituito è un principio fissato dall’art. 35 D.P.R. 602/1973. Quando il sostituto viene iscritto a ruolo per imposte, sanzioni e interessi relativi a redditi sui quali non ha effettuato le ritenute né i relativi versamenti, il sostituito è coobbligato in solido. Questo in sostanza dispone la norma. Il percipiente si trova quindi di fronte al dilemma su quale sia il comportamento da tenere nel caso in cui non sia in possesso della certificazione relativa alla ritenuta subita.
D’altronde si trova nell’impossibilità di verificare se le ritenute subite siano state effettivamente versate. A fronte di una giurisprudenza piuttosto ferma sull’impossibilità di scomputare le ritenute non versate dal sostituto d’imposta, seppur subite dal percipiente (non mancano comunque sentenze di parere opposto), si contrappone una posizione critica della dottrina che ha da sempre sostenuto la possibilità del sostituito di scomputare le ritenute subite.
Una diversa interpretazione condurrebbe all’evidente duplicazione dell’imposta, in quanto il percipiente prima subisce la ritenuta e successivamente è chiamato a riversare le imposte a causa dell’inadempimento del sostituto d’imposta, fermo restando il diritto di regresso nei confronti di quest’ultimo. Le controversie che in passato hanno animato le aule delle commissioni tributarie sembrano aver trovato la soluzione definitiva. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con sentenza 12.04.2019, n. 10378, ha affrontato il tema in questione. In particolare, la Suprema Corte fa una distinzione tra i due concetti di sostituzione e di solidarietà. Occorre raffrontare il contenuto dell’art. 35, D.P.R. 602/1973, con l’art. 64, D.P.R. 600/1973. Il primo si riferisce alla solidarietà di imposta che viene collegata a una duplice condizione: la mancata effettuazione della ritenuta ed il suo mancato versamento.
La seconda norma definisce i concetti di sostituto e responsabile d’imposta, disciplinando il giudizio di accertamento dell’imposta e in particolare il diritto di rivalsa di chi, in forza delle disposizioni di legge, è obbligato al pagamento di imposte in luogo di altri. In particolare, l’art. 64, D.P.R. 600/1973 è applicabile alla sostituzione a titolo di acconto, mentre l’art. 35 D.P.R. 602/1973 si riferisce alla sostituzione a titolo di imposta.
La Cassazione, accogliendo il ricorso del contribuente che aveva effettivamente subito la ritenuta, non versata dal sostituto, ha enunciato il seguente principio di diritto: “Nel caso in cui il sostituto ometta di versare le somme, per le quali ha però operato le ritenute d’acconto, il sostituito non è tenuto in solido in sede di riscossione, atteso che la responsabilità solidale prevista dall’art. 35 D.P.R. 602/1973 è espressamente condizionata alla circostanza che non siano state effettuate le ritenute”. La posizione dei giudici di legittimità non può che essere condivisa. Il sostituto d’imposta, avendo effettuato la ritenuta, dispone della provvista necessaria al versamento e rimane unico obbligato nei confronti del Fisco. Le ritenute subite quindi sono scomputabili liberamente, a prescindere dal versamento. Si aggiunge che l’eventuale mancata certificazione da parte del sostituto d’imposta può essere superata dalla produzione di idonea documentazione che attesti che la ritenuta è stata effettivamente subita (fattura, dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà).